lunedì 10 ottobre 2011

L'orrenda incapacità di esprimersi degli umani di fronte al sublime



Soave, docile e amabile è quell'insieme di note che ascolto prima di cercare l'agoniato sonno. Mi domando come, quando e dove abbia potuto rubare queste melodie; rubate alla natura, rubate al flusso della vita, rubate alla bellezza sublime. Non lo so.
Ecco, che con una manciata di vibrazioni di corde e crine, un lieve sospiro e un gesto maestoso nell'unire i due, si produce un capolavoro che rende estasiato ogni orecchio. Un morbido cuscino sonoro dove appoggiare le proprie riflessioni, senza la paura di doversi sentire giudicati, un naturale sollievo dalle fatiche dell'animo di tutti i giorni, un piacevole sollazzo per le voglie platoniche recondite: questo è.
Rappresentare con un'immagine quello che si staglia nella mente è difficile: è un rincorrersi rapido di scene, un susseguirsi di pensieri con un corpo e un animo ben definito e poi, poi l'incoscienza della vita, che per un momento sembra fermarsi e domandare se tutto quello per cui si vive davvero, per cui si vive al di fuori di questo fragile frangente idilliaco, è valevole.
Figure, pensieri, parole, momenti in rapida successione e tutto il resto sembra annullarsi; c'è la necessità di dover vivere questi stati di incosciente coscienza per poter respirare più a fondo e sentire, percepire, tastare, accarezzare, afferrare, comprendere, assumere, carpire, catturare davvero la propria vitalità intrinseca e non, perchè non sempre ricordiamo di essere vivi e non distinguiamo ottimamente lo stato di vita da quello di non vita.
Così, in questi momenti, ricordiamo la nostra essenza, che forse non rispecchia quella che fino a qualche secondo prima rientrava nelle nostre idee; e procediamo verso una presa di coscienza sempre più alta, semplicemente perchè sempre più nostra. Apriamo gli occhi, li spalanchiamo, e tutto improvvisamente appare di colori diversi, più reali e nostri; e tutto improvvisamente ci appartiene, come in un lampo di orgasmo, tutto quanto diventa più sensato e tutto quanto sembra valer la pena di essere vissuto fino all'ultimo sprazzo di vita. Tutto necessita di essere sfregato tra le nostre mani per estrapolarne anche il più piccolo estratto di conoscenza, di comprensione, di necessario ampliamento delle facoltà mentali.
Ma sappiamo, già, che alla prima caduta, al primo fallimento ci riabbasseremo alla non vita e continueremo fino a quando un'altra scossa, un altro momento di coscienza ci riporterà alla vita.

Grazie Wolfgang, il mio compagno di amore&sesso platonico quotidiano.